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MIO NONNO E NINO CASIGLIO: UNA STORIA DI FATALITÀ E RICONOSCENZA

È una nebbiosa mattina di fine novembre 1994, e mio nonno, come suo solito, è in giro con la sua auto per le strade di San Severo o quelle immediatamente periferiche alla città. Diretto chissà dove e per quale commissione, sulla via di Foggia, adocchia casualmente un’autovettura che, per qualche motivo accidentale, è uscita fuori strada e i propri astanti, un uomo e la sua consorte, non più giovanissimi, si trovano in stato di difficoltà. A tale vista, mio nonno rallenta, accosta e scende preoccupato dalla propria macchina per avvicinarsi alla vettura della coppia. Chiede cosa sia successo e appura con sollievo che, fortunatamente, ai due signori non è accaduto nulla di grave, dell’auto forse, ma poco importa, non si può dire altrettanto. Per mio nonno allora, si tratta solo di rassicurare e rasserenare i due coniugi che appaiono, come giusto che sia, parecchio scossi e spaventati. Come ottemperare questo compito? Nonno, uomo avveduto che non si perde d’animo e con la soluzione sempre pronta, torna alla propria auto, apre il portaoggetti lato passeggero e tira fuori una fiaschetta in acciaio, regalo di Natale dei figli, contenente del brandy,che era solito portare sempre in quel vano. L’intento è chiaro: offrire il contenuto “brioso” della borraccina ai due signori per cercare di rinvigorirli e fornire loro qualche zucchero in più. Mentre compie quest’atto di gentilezza, si presenta, forse per evitare che la sua offerta venga rifiutata poiché da sempre vige il principio che è bene non accettare nulla dagli sconosciuti. Nonno, però, non ha bisogno che l’uomo in questione faccia lo stesso; sa già il suo nome, l’ha riconosciuto: è il preside, scrittore e vincitore del Premio Napoli 1977, Nino Casiglio, stimatissima e apprezzatissima figura in città (e non solo). Per giunta, nonno, èsuo ammiratore: nella libreria di casa si conservano i suoi libri e, addirittura, un ritaglio del Mattino riportante la notizia della vittoria di Casigliodel prestigioso premio partenopeo del ’77.

Tra i ringraziamenti e le parole di riconoscenza, i due, mio nonno e Nino Casiglio, si congedano. Qualche giorno più tardi, nonno è nel suo studio al pianoterra della sua abitazione, intento a scrivere qualche carta o a terminare chissà quale quadro. Qualcuno bussa alla porta.Inaspettatamente, all’uscio, con fare discreto, timoroso e compito, c’è il professor Casiglio. Lo scrittore non poteva accettare chequell’atto di gentilezza rimanesseimpagato e senza la giusta gratitudine e ricompensa. È lì, nello studio di nonno, con una copia del suo romanzo d’esordio “Il Conservatore” e sul frontespizio c’è una dedica:

“Al signor Antonio Pilato, grato per la sua stima e per la sua umanità. Nino Casiglio – 1/XII/1994”

A venticinque anni dalla morte di Casiglio, un aneddoto per ricordare la figura di un intellettuale che ha portato in alto, con i propri romanzi, il nome della nostra Terra, della nostra cittàdi cui fu anche sindaco, e che il destino ha voluto,per qualche momento e per un evento casuale, che la sua vita si intrecciasse con quella di mio nonno Antonio, scomparso dieci anni dopo.

Antonello Pilato

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