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La storia della sanseverese Francesca d’Errico Arteterapeuta in Spagna durante l’emergenza Covid

La storia della sanseverese Francesca d’Errico, arteterapeuta in Spagna, ha offerto assistenza psicologica agli anziani nella clinica della Clínica Corachán di Barcellona

“I miei numeri di quarantena : 5 maschere 45 giorni, 1000 guanti , 4 piani Molti numeri di stanze. Un numero considerevole di lacrime. Un numero ancora più considerevole di risate e sorrisi” – così esordisce Francesca d’Errico. Originaria di San Severo (Fg) e arteterapeuta in Spagna, dove vive e lavora da oltre 10 anni, Francesca racconta l’ esperienza lavorativa e umana vissuta nel periodo emergenza Covid.
“Non sono stata molto attenta ai giornali: non ho la tv. Non so come funzioni il virus, non sono un dottore. Ma ho imparato molto su come “funzionano” le persone. Non si muore solo di virus , moriamo di tristezza e solitudine. Moriamo per mancanza dell’altro: per mancanza di pelle. Come professionista e come persona, ho messo a disposizione tutti gli strumenti che avevo, anche quelli che non pensavo di avere. Ho rischiato e non perché ero in diretto contatto con persone con Covid, ma perché non sai mai come affrontare la morte. Per questo non esiste un processo. Devi prendere l’immediatezza del momento, non ci sono prove. Sono stata in contatto con le famiglie delle persone ricoverate e mi sono avvicinata alle loro intimità, alle loro storie, alle loro gioie e ai loro rancori. Ho cercato di alleviare, contenere, sostenere e condividere con onestà, discrezione e umiltà. Ho dato molto, ho ricevuto di più. Molte delle persone che ho avuto il privilegio di assistere sono state dimesse e a poco a poco si stanno riprendendo. Mi sono resa conto che non è così facile morire, che la vita fa di tutto per aggrapparsi a se stessa, come l’edera. Ho anche capito che non importa se hai 35 o 85 anni, anche se abbiamo solo un giorno per vivere, il diritto di volerlo vivere come si vuole , rimane intatto e sacro. Ho visto rinascere persone , e non è un modo di dire. Non posso ancora dire che tutto sia passato, per questo penso che avremo tutti bisogno di più tempo e distanza, ma una cosa posso dirla : la vera rivoluzione solo puó essere umana e sensibile, poi possiamo iniziare a parlare di tutto il resto. Anche se sono passate alcune settimane, non capisco ancora molte cose, mi sento abbastanza persa in questo mare di disinformazione. Quindi preferisco guardarmi dentro, senza paura e con amore.
Mi perdo abbastanza con le parole – continua Francesca- , mi sembra che servano a capire ma non a sentire : per questo sono necessarie pelle e presenza. La mia testimonianza è solo un granello di sabbia, ma volevo condividerla”- quanto dichiara Francesca d’Errico.
Raggiunta telefonicamente dalla redazione di SharingTV , la 35enne afferma che sente di aver avuto il privilegio di poter stare “dall’altro lato” e di aver vissuto una esperienza che é stata molto piú formativa di qualsiasi cosa possa leggere o studiare.
Tutto questo – precisa Francesca- é stato possibile grazie all’ iniziativa di Adrián Trejo, direttore del reparto di Pediatría della Clínica Corachán di Barcellona (www.corachan.com)
che con sensibilitá e forte spirito di iniziativa ha saputo capire la necessitá delle persone ricoverate e con tempestività ha saputo mettere insieme un gruppo di grandi professionisti per far fronte all emergenza:
Neus Mari Cadorna, Laia Portales , Ana Barbero Sans, Xavi Álvarez y María Luisa Arratíbel questi i nomi dei suoi colleghi, ritratti nella foto durante un turno di servizio .

“Dedico questo mio scritto a tutte le persone che se ne sono andate e di cui ho avuto il privilegio di essere stata la loro ultimo amica”- così conclude Francesca- che ringraziamo per aver condiviso con noi le riflessioni di questa sua intima esperienza di vita, donandoci le sue emozioni.

Rosaria D’Errico

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