Don Salvatore Camillo. Un prete non per mestiere.
Sono felice perchè nella mia vita ho incontrato don Salvatore e sono felice di essere il suo successore come parroco di san Giuseppe Artigiano. Confesso che in certe cose sento di essere simile a lui, in altre credo che da lui devo imparare molto.
C’era una frase che don Salvatore diceva spesso e che oggi, primo anniversario della sua morte, voglio ricordare. Lui, da uomo scherzoso qual era, diceva spesso: “Io di cose di chiesa e di preti non tanto ne capisco”. La gente rideva al sentirlo ma chi lo ha conosciuto bene sa che questa battuta rivelava qualcosa di più profondo e significativo di quello che sembrava. Don Salvatore infatti era un prete nel senso più vero del termine perché era uomo di Dio, uomo di misericordia, uomo di comunità, uomo di giochi e di abbracci, uomo di serate, uomo di spaghetti e barzellette, uomo dei fiori e dei viaggi, uomo del mondo e della radio, uomo di viaggi e di scoperte, uomo dei poveri e degli amici. Sia ben chiaro: come tutti noi aveva i suoi difetti ma chi di noi non ne ha?
Ebbene, anche se don Salvatore era un prete a tutti gli effetti, nel senso più vero del termine, tuttavia non ha mai assunto gli atteggiamenti un po’ manieristici che a volte si riscontrano in noi preti; non lo sentivi mai dire quelle frasi fatte e certe volte scontate e stucchevoli tipiche del frasario ecclesiastico. Sia il suo modo di parlare, il suo modo di vestire, le sue battute, i suoi hobby, le sue frequentazioni, non avevano nulla di convenzionale o clericale. Era un tipo fresco ed originale, che sorprendeva per i suoi modi irrituali e genuini.
Inoltre don Salvatore ha conservato un cuore da fanciullo come Gesù auspicava, che si entusiasmava, anche da adulto, per le cose belle. Ricordo quanta ammirazione avesse per il vescovo Cesare Bonicelli che lui in pratica venerava come un adolescente fa con i suoi “idoli”.
Don Salvatore era un vero prete perché insomma era un vero uomo e non ha mai rinunciato alla sua intera umanità, né l’ha mai nascosta dietro il mestiere del prete e dietro maschere clericali. Questa cosa mi ha molto affascinato della sua persona, forse perché mi ricordava gli atteggiamenti spontanei e ruspanti che erano anche di mio padre Mario e oggi che è il giorno del primo anniversario della morte di don Salvatore così lo voglio ricordare, con profondo affetto e riconoscenza.
E davanti a voi che ora leggete voglio dirgli: <<Grazie Salvatore per le tue confidenze, la tua fiducia, il tuo sorriso bonario e ironico, il tuo entusiasmo bambino, la tua vita oltre le convenzioni e le maschere, la tua allegria. E quando, come spero, ci faremo una bella spaghettata con Gesù e con te e gli amici in Paradiso, non ti dimenticare di scherzare anche con Cristo e di chiedergli del buon vino e che, soprattutto, come dicevi tu, “pure che è rosso, non fa niente!”>>
Don Dino d’Aloia